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Alghero e Capo Caccia: la subacquea dei pionieri rivive in un museo

3 Novembre 2016 | By

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Nel suo piccolo museo privato si respira quasi la stessa atmosfera della nave Calypso di Jacques Cousteau, fra avventure degli uomini-rana e le temerarie sfide alle leggi della fisica lanciate dai pionieri della subacquea.
Per Luigi Zagati, torinese con Alghero nel cuore e anche di più, il mare di Capo Caccia rappresenta una (per non dire “la”) ragione di vita, unita a una smisurata passione per l’attività subacquea.
Nel 1962, quasi per caso come sempre accade per le cose belle, il primo tuffo e la folgorazione. Quattro anni più tardi il corso sub con la Fips –l’attuale Fipsas- (di cui custodisce gelosamente il tesserino telato). Da allora per lui è cominciata la vera e propria scoperta di un mondo affascinante e inesplorato, di quel “Sesto continente” raccontato con altrettanta passione a metà degli anni ’50 da Folco Quilici, altro mito della subacquea.

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Alcune macchine fotografiche subacquee storiche

E di “grandi” Zagati, nella sua lunga carriera “blu”, ne ha conosciuti tanti. Condividendo con loro il pane quotidiano…, ovvero l’acqua turchese e meravigliosa della Sardegna e in particolare di Capo Caccia: Jacques Mayol, Enzo Maiorca, Carlo Gasparri, il fotografo Paolo Curto sono soltanto alcuni fra i nomi più blasonati. Contatti, confronti ed esperienze che, grazie anche all’amicizia con Filippo e Bruno Cirio della Abissal di Torino, lo hanno portato a diventare uno sperimentatore. Provare, testare, creare aggeggi utili a godere ancor di più il mondo sommerso sono state (e sono) corde del suo DNA, visto che già a 9 anni si costruiva maschere subacquee giocattolo usando le scatoline rotonde dei formaggini.
Il piccolo museo privato, allestito in un’ala della sua villetta ad Alghero, ripercorre attraverso poco più di 400 pezzi originali e spesso introvabili, tutte le tappe della storia subacquea. Sempre con un occhio attento alla sua amata Alghero e alla baia di Tramariglio, punto di partenza privilegiato per mille avventure.
Dall’ARO (Autorespiratore ad ossigeno) del 1957 al mitico Pirelli explorer, passando dagli erogatori Abissal, Aquilon La Spirotechnique, fino a fotocamere che hanno scritto la storia della fotografia subacquea come la Rollei-marine e la mitica Calypso Phot, “mamma” dell’arcinota “Nikonos” sviluppata dalla Nikon a metà degli anni ’60.

«Tutto è perfettamente funzionante –confida Zagati– e anzi, ogni tanto mi diverto a fare qualche “immersione vintage” per tornare indietro nel tempo e rivivere quelle sensazioni dei mitici “uomini-rana”. Conoscere queste storie, vivere simili esperienze, significa aver la consapevolezza di quanto complesso e delicato sia l’ambiente marino, da difendere e preservare in ogni modo».
Insomma, la collezione di Zagati è davvero un punto di riferimento per chi ama la storia della subacquea e, su prenotazione, è aperto gratuitamente a visite di piccoli gruppi. Chi fosse interessato può inviare una mail con i dati e le richieste a archimete@archimete.it. Faremo volentieri da tramite.

One Response to “Alghero e Capo Caccia: la subacquea dei pionieri rivive in un museo”

  1. Marcello Fossataro Says:

    Ho letto e visto,sembra di aver visionato una vita parallela !!! ,complimenti e Auguri Marcello Fossataro

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