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Capo Caccia, scrigno di endemismi botanici

10 Dicembre 2011 | By

Il Parco naturale regionale di Porto Conte e l’Area Marina protetta di Capo Caccia e Isola Piana sono scrigni di biodiversità sia dal punto di vista floristico che faunistico. Inverni miti ed estati secche, condizioni climatiche tipiche della Sardegna, hanno favorito la diffusione di endemismi di enorme interesse naturalistico.

E tutto è alla portata di mano –anzi, di macchina fotografica!– di studiosi e appassionati di botanica e biologia.

Gli oltre cinquemila ettari di superficie del Parco regionale sono habitat naturale per straordinarie specie vegetali endemiche. In particolare in due aree di grande interesse, come Capo Caccia e Punta Giglio, dove la geomorfologia del territorio –prevalentemente carsico, con pochi centimetri di sedimento e terra tipicamente rossa– ha permesso il diffondersi di arbusti bassi ed erbe cespugliose: tra questi spiccano per importanza la Centaurea horrida (il fiordaliso spinoso, endemico della Sardegna settentrionale) e il Limonium nymphaeum, paleoendemismo noto come statice delle ninfe.


Percorrendo i vari sentieri che si aprono all’interno del Parco regionale, è facile imbattersi in due ginestre tipiche di quest’area: la ginestra sarda (Genista sardoa) e quella corsa (Genista corsica). Ma il paesaggio è ricco di numerose altre specie che in questa zona del nord Sardegna hanno trovato condizioni ideali: il giglio marino (Pancratium illyricum), il caglio di Schmid (Valium schmidii), lo zafferanetto di Requien (Romulea requieni) e lo zafferano minore (Crocus minimus), la finocchiella di Boccone (Seseli bocconi Guss. Ssp. praecox Gamisans), l’aglio paucifloro (Allium parciflorum) fino alla stregona spinosa (Stachys glutinosa).
Assai ricca e variegata anche la macchia mediterranea più distante dalla costa, regno incontrastato di specie come lentisco (Pistacia lentiscus), fillirea (Phyllirea angustifolia), ginepro (Juniperus phoenicea), olivastro (Olea europaea), euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), euforbia cespugliosa (Euphorbia characias) e la palma nana (Chamaerops humilis), vero simbolo della riserva naturale di Capo Caccia visto che qui è abbondantissima e superprotetta.
Ma le sorprese botaniche di questo angolo di paradiso sardo non finiscono qui, visto che tra le scoscese falesie di Capo Caccia e Punta Giglio hanno trovato condizioni per svilupparsi specie come il senecio (Senecio leucanthemifolius), la camforosma (Camphorosma monspeliaca), il mesembriantemo (Mesembryanthemum nodiflorum), il finocchio marino (Crithmum maritimum), il cavolo marino (Brassica insularis), il malvone delle rupi (Lavatera marittima) e la violaciocca selvatica (Matthiola tricuspidata).
Di grande interesse botanico e naturalistico anche le pianure e i sentieri che si aprono tra le colline dell’entroterra di Capo Caccia, nell’oasi di Prigionette e sul monte Timidone, dove prosperano specie come il trifoglino legnoso (Dorycnium pentaphyllum), l’asfodelo (Asphodelus microcarpus), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), il cisto rosso (Cistus incanus) e il cisto femmina (Cistus salvifolius). Mentre il sistema boschivo presenta lecceti (Quercus ilex), pungitopo (Cuscus aculeatus), ciclamino (Cyclamen repandum)asparago pungente (Asparagus acutifolius) e asparago bianco (Asparagus albus).

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